THE WOLF'S DEN - Tana dei Lupi II

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De Rossi: ”Non volevo Garcia. Ora so che lui è la svolta”
venerdì 28 febbraio 2014 08:18


(Il Tempo – E.Menghi) Sincero fino al midollo. De Rossi sa essere trasparente, quasi vulnerabile. Parte dai sentimenti di quando era bambino e arriva a Garcia. Quel nome che quando gli è giunto all’orecchio non conosceva e l’aveva lasciato di stucco: «Quando ho saputo che avevano preso lui ho avuto qualche dubbio. Sembrava che lo avessero scelto perché non erano riusciti a prendere Mazzarri o Allegri. Ho cercato il suo nome su internet e la prima cosa che è uscita è un video in cui c’è lui che suona il Porompompero con la chitarra. Ho imprecato e pensato: “Ma chi è questo?”. Ero in nazionale quel giorno, in camera con Pirlo, l’ho chiamato e gli ho detto: “Cazzo, guarda chi abbiamo preso”. Oggi sinceramente ringrazio tutti i giorni Dio che abbiamo preso “pompompero”: può essere un punto di svolta nella storia della Roma, lui ci può far vincere».

Quando lo «sconosciuto» si è palesato a Trigoria, gli ha dato un tempo per restare, o per partire. De Rossi è rimasto anche grazie a Garcia. La passione per la Roma non gli è mai passata, ma aveva bisogno di stimoli nuovi: «Quando ero ragazzino – rivela a So Foot – non ero tifoso dell’Italia. C’era Roma, Roma e Roma. Quando Totti ha cominciato c’erano molti romani nella squadra: Scarchilli, Beretta, Di Biagio, Petruzzi, ma lui è rimasto. È diventato un simbolo. Avevo 16-17 anni quando mi ritrovai seduto al suo fianco nello spogliatoio, in un rapporto metà idolo metà compagno di squadra. Mi sono sentito dire “De Rossi passami la bottiglia”, è stato uno choc. Poi: “De Rossi passami una mela”, mi sono girato e ho visto Batistuta. È stato lui che mi ha fatto l’effetto più grande. Quando è arrivato c’era una luce, una luce meravigliosa».

La luce dei campioni, che più di un ragazzino vede anche in Daniele: «A volte leggo di giovani centrocampisti che a 18 anni debuttano in A e alla domanda “chi è il tuo idolo?” rispondono De Rossi. Non ho bisogno che sia Iniesta a dirlo». Gli basta che lo dica un ragazzino che ama la Roma come lui.

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DDR interview in So Foot:

http://www.sofoot.com/de-rossi-et-la-lu ... 81013.html
http://www.sofoot.com/oui-a-l-amour-du- ... 80952.html
http://www.corrieredellosport.it/calcio ... eso+Garcia

Great interview.

"When I was a kid, I was not a supporter of Italy. It was only Roma, Roma, Roma. When you're here, you think Roma is the best and only team in the world."

“When Totti started, there were many Romans in the team. Scarchilli, Beretta, Di Biagio, Petruzzi, but he is still there. He has become a symbol. When I was 16-17 years old I found myself sitting next to him – half team-mate, half-idol. Going into the locker room and hear him say ‘De Rossi, pass me the bottle’ was a shock. And there was another: ‘De Rossi, give me an apple,’ I turned around and there was Batistuta. He brought such a light, a wonderful light.

“Sometimes I read the interviews of young players making their debut in Serie A as midfielders. ‘Who is your idol?’ asks the reporter. And sometimes they reply ‘De Rossi,’ so…”

“I did not know Garcia, when I learned that they had appointed him, I had some doubts. It seemed that they had chosen him after failing to sign Mazzarri or Allegri. We could think he was the fourth choice. I remember that I went on the internet and I typed his name and the first thing that came out was a video in which he plays ‘Porompompero’ with the guitar. I cursed and I thought, who is this? That day I was with the national team, on the laptop, in the room with Pirlo, I called him and I said, ‘damn, look who we got.’ I sincerely thank God every day for ‘Porompompero', he can be a turning point in the history of Roma. I’m not exaggerating: he can make us win.”

If anyone has a link to the full interview please share.

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Pallotta:

“You should never say so, because those days were very bad for all the Roma fans. But after some time, the defeat in the Coppa Italia final worked as a springboard for a radical change. Perhaps without that we would continue trying to improve here and there. Instead that whiplash pushed us to turn over everything. And it worked."

“I know there are old fans who got angry. I understand, and I’m sorry, our fans are sometimes complicated, but they are amazing, the best in the world. A great strength for us, but the logo should be something recognisable anywhere in the world. Roma it is, AS is not. I was tired of hearing them call it AC Roma."

“We’ll present the stadium project at the end of March. Very modern, high-technology. In Europe there is no such thing. There is something in the U.S., San Francisco and Kansas City. It will be a modular structure that can be adapted to events of 15, 25 or 45 thousand spectators. We will have at least 200 of those a year, including games, concerts, rugby matches, also a jazz festival.“The mayor has lived and worked for many years in the United States and understands very well the value of a work that enriches the city, offers new opportunities and new jobs and will not cost anything to the taxpayer, all private money from U.S. financial institutions. We’ll talk about it at the official presentation of the stadium at the end of March. Beginning in August, we could do it in two years.

Two years? Does anyone believe that?

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Florenzi scout report:

http://outsideoftheboot.com/2014/02/27/ ... t-report/#

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De Rossi a So Foot: “Non posso stare lontano dal mio mare. La Roma è da sempre nella mia vita” (INTERVISTA INTEGRALE)

/ venerdì 28 febbraio 2014 16:12

Daniele De Rossi ha rilasciato un’intervista alla rivista francese So Foot. Ecco il testo integrale.

Sei con Francesco Totti il simbolo dell’AS Roma. Solo che lui viene dal centro della città e tu da Ostia. C’è differenza?
Ostia è il mare di Roma. È li che la gente di Roma viene a fare il bagno l’estate. Circa 30 minuti dal centro della città. D’altronde la maggior parte delle cose che ho, le ho a Roma: i miei amici, i miei conoscenti, la famiglia della mia compagna, il mio avvocato, il mio notaio … ma se posso restare lontano dal centro di Roma non posso restare lontano da Ostia a lungo. Il mare mi manca troppo. Noi Lidensi viviamo lì, il mare è fondamentale, come ti giri lo vedi, lo senti, lo respiri… l’inverno il mare è mosso, c’è la schiuma, le spiagge sono deserte. In questo momento dell’anno il mare ci appartiene veramente.

Com’era la tua adolescenza lì.
Le persone del mio liceo erano dei ragazzi per lo più di sinistra. Io ero con loro ma non ero come loro. Scrutavo, osservavo, ascoltavo, cercavo anch’io di comprendere qual era la mia identità ma ero meno interessato alla politica. Nella mia scuola c’erano sempre delle autogestioni, dei blocchi, delle occupazioni e devo dire che non ero di quelli che si piantavano con le bandiere ma piuttosto di quelli che ne approfittano per restare a casa a dormire. Non avevo neanche lo stesso tempo libero. La maggior parte dei miei amici erano dei surfisti che ascoltavano i Red Hot Chili Peppers e i Range Against the Machine. Ostia non sarà come le Hawaii ma è piena di surfisti. Con il surf ci ho provato ma ero davvero imbranato e non sono neanche il tipo da grondare sotto il sole anche perché ho una carnagione chiara e non mi abbronzo. Di solito finisco a giocare a carte con gli anziani. C’è una cabina a Ostia che appartiene alla mia famiglia, allo Sporting Beach. Ci sono cresciuto. Ancora oggi ci passo del tempo a giocare a carte con persone di 60-80 anni. Questi signori si ricordano tutte le carte che passano, anche se ci sono 20 mani e ogni nuova carta che esce porta una battuta, la stessa battuta da 30 anni. L’asso di bastoni è quella battuta, l’asso di denari è quell’altra battuta. Non c’è maniera per loro di non fare battute.

In quale momento l’AS Roma è entrata nella tua vita?
Da quando mi ricordo sono sempre stato tifoso della Roma. La prima volta allo stadio è stato con mio padre. La Roma giocava allo stadio Flaminio perché all’Olimpico c’erano dei lavori per la coppa del mondo del ‘90. Sarà stato nell’88-89. Eravamo in tribuna tevere, la curva era accanto. Non mi ricordo per niente la partita in questione e in fondo credo che quello che succedeva nel campo non mi interessava proprio. Passai la partita, racconta papà (che lavora a Trigoria come allenatore della Primavera) a guardare la curva. Vedevo queste persone che giravano la schiena al terreno di gioco e mi dicevo “ma perché non guardano la partita?! Sono venuti a vedere la partita, i loro idoli sono proprio davanti a loro e loro non li guardano !!” non capivo cosa succedeva ma è stata una grande emozione, comparabile alla prima volta quando più tardi ho fatto il raccattapalle. Un’esperienza che non scorderò mai, forte quanto la mia prima partita in Campionato o in Champions.

Come era?
Un Roma-Inter. Se la Roma avesse vinto, avrebbe giocato la Coppa Uefa, cosa rara all’epoca. Vittoria 1-0 con gol di Di Biagio su rigore. Carlo Mazzone, l’allenatore di allora, si è precipitato a festeggiare la vittoria sotto la curva. Ho corso dietro a lui. Ho corso molto quando ero raccattapalle …l’anno scorso è uscito un video con tutti i gol di Totti. Ebbene in questo video mi sono visto più volte corrergli dietro vestito con la tuta da raccattapalle, che fargli un passaggio decisivo o festeggiare un gol con lui in veste di compagno di squadra. (ride). Ho 14 anni in questo video, non mi si riconosce ma io mi sono riconosciuto. So ogni volta dov’ero, mi ricordo perfettamente i gol e mi ricordo perfettamente cosa ho fatto dopo i gol. Ma devo essere onesto: se un giocatore famoso della squadra avversaria passava davanti a me, ero ugualmente affascinato come se fosse stato un giocatore della Roma. Mi ricordo per esempio che un giorno, Buffon mi ha dato i suoi guanti. A me e al raccattapalle che mi era accanto e che ancora oggi è il mio migliore amico. Eravamo innamorati di questi grandi giocatori perché rappresentavano quello che volevamo diventare.

Totti era un modello più degli altri?
Quando Francesco ha cominciato c’erano tanti romani nella squadra: Scarchilli, Di Biagio, Peruzzi… tra loro, Francesco era il più talentuoso, ma all’inizio, almeno per me, passava quasi inosservato in questo gruppo. Poi ho visto gli altri perdersi, cambiare squadra, fare altre scelte di carriera. Ma lui è rimasto. E’ diventato un simbolo. Avevo 16-17 anni, il che vuol dire molto presto, quando mi sono ritrovato seduto accanto a lui. Era per me metà idolo metà compagno di squadra. Rientrare nello spogliatoio e sentirlo dire “De Rossi passami la bottiglia” è stato uno choc. E c’erano anche gli altri “De Rossi mi passi una mela?”. Ti giravi e vedevi Batistuta. Era lui a farmi più effetto d’altronde. Quando arrivava Batistuta, aveva una luce intorno… una luce meravigliosa.

Lo chiamavano il Re Leone?
Sì mi affascinava, trasudava carisma, eleganza, fascino …. Necessariamente a un certo punto ho cominciato a parlargli, a ridere con lui. Ma non ho mai considerato questo come una cosa normale. Ho saputo misurare ciò che mi succedeva.

In quale momento diventi uno di loro, allora?
E’ grazie a Capello (allenatore della Roma dal ‘99 al 2004). Ci sono degli allenatori che prendono un giovane e lo fanno allenare con la prima squadra perché gli manca un giocatore per l’allenamento. Così, senza preavviso:“ oggi vieni, ti alleni con noi”. Capello non faceva cosi. Ti dava veramente un posto nell’effettivo. Ti dava una maglia, un calzoncino, un numero. Una volta che hai questo, vuol dire che, anche se sei il più piccolo, hai il tuo posto. Perché Capello non fa questo con chiunque.

La tua prima partita in campionato nel 2003, l’hai giocata grazie a Pep Guardiola, allora alla Roma ..
Si. Aveva trovato un accordo per andare via dal club allora il mister disse “domani Guardiola va via, allora faccio giocare il ragazzo” se non fosse partito quel giorno avrebbe giocato lui. Guardiola era un uomo particolare. Vedevo che Roma non era nel suo mondo, sembrava spaesato. Veniva da un calcio con una mentalità differente e si ritrovò qui, dove si pensava soprattutto al risultato, e molto poco al bel gioco. Perché gli italiani anche se dicono che l’importante è giocare bene… (ride). Qui anche tra mille anni, l’importante sarà sempre vincere, non giocare bene. E malgrado tutto, Guardiola provava con noi giovani – io, Aquilani etc.- a trasmetterci la sua idea di calcio, i suoi principi, che erano già quelli che ha messo in seguito in pratica a Barcellona.

Il 26 maggio scorso, la Roma ha perso la finale di Coppa Italia contro la Lazio. Come hai vissuto tu che sei giocatore/tifoso quel momento?
Per fortuna i nostri avversari non hanno festeggiato in maniera troppo indecente. Nel tragitto di ritorno dallo stadio a casa, ho visto appena qualche scooter con un tifoso sopra che teneva una sciarpa, una bandiera avversaria, ma non cose sproporzionate che mi avrebbero fatto ancora più male. Il resto della serata … ti dirò mi fa male ricordare. Ero con la mia compagna e le ho fatto vivere una serata …… e una settimana …..poverina , stato brutto, veramente brutto. Mi sono chiuso a casa. Non è che ero triste, ero distrutto. Pensavo non poter rimarginare mai questa ferita.

Durante l’estate ci sono state parecchie voci a proposito della tua partenza dalla Roma
Ci sono state parecchie voci perché per la prima volta si era capito che ero disposto ad andarmene. Il mio legame con la Roma è molto forte e profondo. So che se dovessi partire un giorno molti tifosi sarebbero tristi. Allora partire, non partire, ti poni le domande mille volte, esiti. E questo finisce sempre alla stessa maniera “De Rossi non vuole andare via” ma questa estate è stato differente. Mi ero quasi convinto –non totalmente, ma quasi- che era la migliore cosa da fare per me e per la Roma. Un po’ a causa del 26 maggio, ma anche a causa di come le cose erano andate con Zeman, l’allenatore della scorsa stagione. Se una buona squadra fosse arrivata con una buona offerta, prima di una certa data, sarei andato via. Avevo fatto un patto con il nuovo allenatore, dopo una certa data non potevo più partire (vedi l’intervista Rui Garcia a So Foot nr. 111). La squadra buona (Manchester United, ndr) è arrivata in ritardo rispetto a questo patto. Se questa offerta fosse arrivata prima forse non saremmo qui a parlare. O saremmo a parlarne altrove.

Qual era il problema con Zeman?
Non lo so. Francamente non lo so. Non ho mai litigato con lui. A Roma si scrivono molte fantasie. È quello che fa vivere un sacco di personaggi da due lire, degli pseudo giornalisti. Queste persone hanno raccontato mille cose. Che ero stato maleducato, che ero stato violento. Ma non ho mai litigato con Zeman. Quanti anni ha Zeman ? 65? Io mostrarmi violento con il mio allenatore di 65 anni? Siamo seri. Non ho mai litigato con un allenatore, non ho mai detto “mi devi far giocare così” o “fammi giocare senno faccio un casino”. E’ qualcosa che va contro i miei principi. Rispetto i miei allenatori, che mi facciano giocare o no, che propongano degli allenamenti che mi piacciano o no. Zeman, credo semplicemente che in fin dei conti, non mi ritenesse il suo tipo di giocatore, e sono certo che ci saranno altri allenatori che la pensano come lui.

Come hai reagito all’arrivo di Rudi Garcia?
Non lo conoscevo. Sapevo che il Lille aveva vinto il campionato e la Coppa di Francia qualche anno fà, ma se tu mi avessi domandato qual era all’epoca l’allenatore? non avrei saputo dirti il nome. Di colpo, quando ho appreso che sarebbe stato lui ammetto che ho avuto qualche dubbio. Si aveva l’impressione che lo avevano preso perché non erano riusciti a far venire Mazzarri o Allegri ….si poteva pensare che fosse la quarta scelta. Mi ricordo che sono andato su internet e ho scritto “rudigarcia” e lì la prima cosa che ho visto è un video di lui e la sua chitarra mentre canta “porompompero”.

E lì cosa ti sei detto?
Mi sono detto “guarda chi cazzo abbiamo preso?! “ ero in nazionale quel giorno. Mi rivedo ancora col computer sulle ginocchia e questo tizio con la chitarra. Ero in camera con Pirlo, gli mostrai la cosa e dissi: “guarda chi cazzo abbiamo preso?!” neanche Pirlo lo conosceva. Non dico che pensavo che le cose sarebbero andate male eh. E’ che non lo conoscevo e che la prima immagine che ho avuto di lui è stata di un tizio con la sua chitarra. Ma oggi sinceramente ringrazio Dio che abbiamo preso “pompompero”. Quante volte si è preso un allenatore affermato per poi andare male? Fortunatamente Garcia è qui. Quello che fa qui può essere un punto di svolta nella storia della Roma. Lo ridico in quanto non esagero: può essere una svolta nella storia della Roma. Ci può far vincere.

Quando uno straniero arriva alla Roma, che consigli gli dai?
(riflette) l’ultimo arrivato è Bastos. Finora ho parlato 6-7 volte con lui, di banalità. Nello stesso tempo ha passato 90 minuti in tribuna, in mezzo ai tifosi per vedere Roma-Juventus. Un quarto di finale di Coppa Italia, non di Champions League eh?!, di Coppa Italia. 65.000 spettatori, che hanno fatto un chiasso assordante per 90 minuti, che hanno festeggiato la vittoria (1-0 ndr) come se avessimo vinto non so che. Bene. Credo che Bastos abbia capito dove ha messo piede. E sono certo che ha già capito che se perdiamo le prossime partite 5-0, questo amore, questo fuoco, ci possono ritornare contro. Questo fuoco può bruciarti. Ambienti così caldi come Roma in Europa ce ne sono quanti? Ambienti capaci di darti e di prendere altrettanto? Pochi, molto pochi. Questo non si spiega, bisogna vederlo con i propri occhi.

Si dice che per cogliere l’anima di Roma, bisogna essere straniero alla città, come lo erano Fellini e Pasolini, uno di Rimini, l’altro del Friuli ..
Se avessi vissuto all’epoca di Pasolini, la sua Roma, senza dubbio l’avrei vista io pure, l’avrei osservata anche io. La differenza è che non sarei stato capace di descriverla, di farne un poema, un romanzo, uno scenario, un film. Lo stesso per Fellini. E’ una questione di talento. Io vi dirò: i romani posso guardarsi indietro per guardare loro stessi. Citerò il nome di Trilussa, un grande poeta romano di fine ‘800. E’ meno conosciuto all’estero di Fellini e Pasolini ma è uno che Roma l’ha saputa descrivere. Ogni suo poema è corto, a volte troppo corto. Tutto scritto in dialetto romanesco. Prendi un libro, aprilo: respiri l’odore di Roma. Le parole traspirano romanità. Scrivere in dialetto non gli ha permesso di essere conosciuto e celebrato all’estero. Ma Trilussa è un grande artista. E non era del nord Italia.

Ad un certo punto della tua carriera sei andato ad abitare nel pieno centro di Roma
Uscivo da una separazione all’epoca e avevo comprato ad Ostia una casa davanti alla quale passavo quando ero bambino e mi dicevo sempre “quando sarò grande la comprerò”. Ma non è stata pronta subito, bisognava fare dei lavori. Al tempo stesso avevo questo appartamento nel centro storico di Roma a Campo de’ Fiori che affittavo o prestavo ad amici. E poi un giorno mi sono detto “allora perché non io? proviamoci” mi dicevo che sarebbe stato un inferno, che avrei avuto una pressione colossale. Le prime settimane è stato effettivamente così. La gente era sbalordita quando mi vedeva. Soprattutto alla vigilia di una partita. Si dicevano “ma che fa questo, si fa un giro tranquillo in pieno centro quando ha una partita domani?” e invece no, rientravo a casa per riposare (risata). Passato questo momento di sorpresa ho cominciato a fare conoscenza con le persone che lavoravano in piazza. I ristoratori, i pub, i bar, quelli che lavorano al mercato quando c’è il mercato. E sono diventato uno di loro. Un tizio del loro quartiere niente di più. Non dico che passavo inosservato ma quasi. La mattina a Campo De Fiori quando c’è il mercato, si vede la vera Roma uscire fuori. Famiglie che lavorano ai loro banchi da secoli, che sono di Roma da secoli, che abitano il quartiere da secoli. E questa gente, questo quartiere si è presa cura di me. Soprattutto la sera delle sconfitte. Siccome la piazza è pedonale, dovevo attraversarla a piedi per tornare a casa. 100 metri da camminare in mezzo a una piazza gremita, perché a Campo de Fiori la notte la gente fa festa mentre io non avevo che una voglia, quella ritrovarmi solo su una montagna. Non era l’ideale, ma nessuno mi ha mai importunato.

Dall’inizio dell’intervista quando parli della lazio, tu dici “i nostri avversari” ma mai la parola “lazio”. E’ una parola che non pronunci mai?
Sì sì lo dico (risata) dire la parola Lazio non è un problema per me. La gente che viene da Roma sa che è un odio calcistico, una rivalità che ti si impone appena scegli una delle due squadre. Non è proprio una “scelta” diciamo, ti è trasmesso in eredità da uno dei tuoi genitori. Un odio calcistico ed eterno dunque. Ma c’è del rispetto. Durante il derby, allo stadio, mi insultano ma io trovo ciò del tutto normale. E finisce lì. Non ho mai avuto problemi con dei tifosi della Lazio passeggiando per Roma. In nessun quartiere. E questo lo rispetto. Alcuni miei amici sono della Lazio, gente che amo profondamente è della Lazio. Mi scoccia quando vincono e quando perdono li prendo in giro, non si va oltre. Questo è il mio rapporto con la Lazio. Non migliorerà mai, non peggiorerà mai.

Giocare in una città dove ci sono 2 club, rende la vita più intensa?
Si. È una cosa affascinante. A volte fai una brutta stagione, finisci ottavo in campionato, ma se la Lazio termina decima, va bene, puoi respirare. E’ una cosa che non puoi capire se vieni da Parigi. Allo stesso tempo mi fa dire anche che se Roma avesse avuto una sola squadra come Napoli o Parigi allora la città avrebbe la più grande tifoseria del mondo. Senza alcun dubbio. Parlo del numero di persone interessate al calcio. Parlo di malattia per il calcio. Immagini? Se tutta la città tifasse la stessa squadra, se tutta la città tifasse la Roma? E’ evidente che la squadra si sarebbe chiamata Roma e non Lazio eh …

Se non fossi stato calciatore, saresti diventato quale tipo di tifoso della Roma?
Ho degli amici che fischiano, insultano, diventano pazzi. Io anche da ragazzino non sono mai stato così. Non mi sono mai arrabbiato con un giocatore perché giocava male o perché se ne andava. Forse perché ho sempre saputo che faceva parte del mestiere (suo padre era un giocatore di serie C ndr).

Parliamo ora della nazionale. Sei uno dei pilastri.
Quando ero ragazzino, tifavo poco o niente per la Nazionale. La seguivo quando c’erano i mondiali, gli europei. Ma un Italia-Azerbaijan di qualificazione non lo guardavo mica e non m’importava di sapere come era finito. Io ero Roma, Roma, Roma. Quando sei di qua credi che Roma sia la più grande e la sola squadra del mondo. Sei in una bolla. Poi cresci e diventi calciatore, vai in nazionale, hai 17 anni, entri a Coverciano e vedi quella sala con le foto di tutti i campioni che sono passati da lì e che hanno indossato quella maglia. La maglia azzurra. E a poco a poco cominci a comprendere dove sei. Comincia ad essere qualcosa a cui tieni. Poi gli anni passano, e quella maglia non hai più voglia di lasciarla. Non vuoi che qualcuno la indossi al posto tuo. Ecco cosa mi è successo. Oggi starei male, molto male, se non dovessi partecipare al Mondiale. Abbandonerò la maglia della Nazionale solo quando un selezionatore mi dirà “non sei più all’altezza, selezionerò un giovane al posto tuo”. Spero sarà il più tardi possibile. La mia idea è di fare l’Europeo in Francia.

In nazionale hai presto avuto dei problemi: quella gomitata all’americano McBride nel mondiale 2006 per esempio che ti è costata una espulsione.
Non so come spiegarlo. È stata una gomitata ecco. Era una bella bestia che saltava alto, robusto, ed io ci sono andato carico per farmi rispettare e ho esagerato. Era giusto criticarmi ma certi giornali ne hanno approfittato per buttare un po’ di merda sui romani e su Roma, sulla brutta gioventù di Roma e considerazioni politiche che non avevano niente a che vedere col gesto. Fortunatamente, Pirlo, con cui dividevo già la camera, e che posso dire oggi che è un mio amico, è stato grande. Ha continuato a trattarmi come un compagno di squadra normale, a scherzare, a portarmi a cena con il fratello. Questo mi ha permesso di non pensare troppo a quelle 4 giornate di squalifica che in un Mondiale sono un’enormità. C’era anche Nesta con noi, perché si era infortunato presto in. Eravamo spesso tutti e tre insieme. E’ stata dura ma così ci ho pensato di meno.

E Lippi, il selezionatore?
Prima di conoscerlo, in quanto tifoso della Roma, Lippi non mi era simpatico. Non tifavo per la sua squadra. Ero andato a Roma a vedere la finale di CL 95-96 Juventus-Ajax e vi posso dire una cosa: non tifavo Juventus. Poi mi ha selezionato per la nazionale ad appena 21 anni e ho imparato a scoprire l’uomo. Succede spesso. Sono sicuro che anch’io a tante persone che seguono il calcio non sto simpatico, ma so che se mi conoscessero penserebbero il contrario. Lippi con me è stato meraviglioso. Dopo quattro partite di squalifica al Mondiale, mi ha fatto giocare la finale. A mio avviso, nessun altro selezionatore al mondo l’avrebbe fatto. Francamente, rimettere in campo quello che ha dato una gomitata …. Non avrei sentito mio il Mondiale se non avessi più giocato.

Non solamente entri in corso di gioco, ma riesci a segnare. E questo dopo che Trezeguet prende la traversa . se sbagli anche tu …
Mi ricordo che appena mi sono candidato volontario Vincenzo Iaquinta mi ha detto “ma tu tiri?” “Sì” “ma sei matto? Se sbagli ti massacrano”. Non proprio un incoraggiamento. (ride) gli ho risposto “senti, se sbaglio, sbaglio ma se segno mi risollevo”. Per me sarebbe stato più grave vederli dalla panchina con animo tranquillo senza essermi assunto la responsabilità. So cosa sono i rigori, so tirarli. Un giorno in Coppa Italia giocavamo contro la Triestina, stadio mezzo vuoto, rigori. Ero molto giovane. Avevo detto a Capello “lo tiro” se mi chiedi di tirare un calcio di punizione da mezzo campo con una benda sugli occhi, non lo faccio perché non è nelle mie corde. Ma un rigore, posso segnarlo. E l’ho segnato. Lippi anche lì è stato perfetto. Quando ho detto che volevo andarci ha detto solamente “tu tiri? Ok” poi si è girato verso gli altri “ok De Rossi, poi ?” ad ogni modo in quel momento della partita, ci si guarda dritto negli occhi, eravamo sicuri di vincere. A tal punto che anche Buffon era disponibile a tirarlo anche lui.

E se non avessi segnato?
Avrei subito critiche feroci. Ma non mi sarei mai vergognato di me. Mi sarei vergognato se non avessi tirato e mi fossi cacato sotto.

Altre polemiche in nazionale. Settembre 2008 durante un Italia-Georgia tu dedichi un gol al tuo ex suocero che è stato appena assassinato. Ti hanno criticato dicendo che non era il genere di persona da prendere come esempio …
(silenzio) penso che tra tutte le cose che i genitori dovrebbero trasmettere ai figli ci dovrebbe essere: onorare la le persone della tua famiglia, non difenderle sempre a tutti i costi, ma onorarle, rispettarle e ricordarle sempre. È una cosa che io, come padre, insegnerò alle mie figlie. Allargo il discorso, ma ecco dove voglio arrivare: il ricordare una persona che amiamo e rendergli omaggio non vuol dire ai bambini e al mondo che è giusto fare quello che ha fatto. Non si tratta di copiare dei comportamenti sbagliati né di incoraggiarli. Quel gesto era semplicemente un omaggio a qualcuno a cui ho voluto bene. Non mi sono pentito di quella dedica. Ecco.

Come ti senti nel mondo del calcio oggi?
Faccio il confronto tra lo spogliatoio, i miei amici, le persone che frequento, in breve, il mio mondo calcistico e il resto. Intorno al mondo del calcio e forse a Roma più che altrove, gravita tanta “mondezza”. Dei giornalisti, dei dirigenti, dei calciatori. Ci sono molte cose che non mi piacciono ma sono certo che quando non sarò più nel mondo del calcio questo mi mancherà, mi mancherà talmente che vorrò tornarci. Come allenatore, dirigente, non lo so ancora.

Ora hai 30 anni. Se dovessi fare un bilancio della tua carriera?
Fondamentalmente mi sento un giocatore importante per l’Italia per quello che ho fatto con la Nazionale e con la Roma. Quando ero ragazzo, Buffon mi ha dato i suoi guanti, correvo dietro a Francesco, ora li conosco alla perfezione, sono degli uomini con cui sono in confidenza, degli amici. Ma quando sento un complimento di un giocatore che conosco unicamente come avversario, mi colpisce sempre, come ai miei esordi. Un giorno un giornalista ha fatto una domanda a Iniesta sul calcio italiano e lui ha risposto citando due giocatori: me e Pirlo. Mi ha colpito essere riconosciuto come un suo pari. È troppo forte. A volte leggo interviste di giovani calciatori di 18 anni che esordiscono in serie A ai quali il giornalista domanda: “qual è il tuo giocatore preferito? Qual è il tuo idolo?” e succede che il ragazzo risponda “ De Rossi” e lì non ho neanche bisogno che sia Iniesta che lo dica, in effetti.

Ci sono delle cose che rimpiangi?
Se non avessi tanto amato la Roma, avrei adorato giocare all’estero. Viaggiare mi ha sempre affascinato. Scoprire altre città, imparare altre lingue è qualcosa che mi manca un po’. Avrei voluto avere la carriera che hanno avuto certi miei colleghi: due anni qua, due anni là, conoscere la Germania, l’Inghilterra, la Spagna …. Questo deve arricchirti enormemente. Ma nello stesso tempo, questi colleghi avrebbero senza dubbio voluto ottenere quello che ho ottenuto senza muovermi da casa mia, con i miei genitori, i miei compagni, a casa. Alla fine so che ho qualcosa che molti dei miei colleghi avrebbero voluto avere.

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AS ROMA NEWS – French monthly Foot Mondial dedicated their front page to an interview with Roma coach Rudi Garcia.

/ Friday, 28 February 2014 / 4:15 Pm / Marco Buccino @romanewsus

The relationship with your father?
“It is something personal. He was a role model for me, an example. He has always been and even more now that he is no longer with us. I want to live up to what he expected from me, at least in intent. It was important to let people know, is a way to pay homage to what he gave me throughout my life.”

Was this the right time to tell the details of your coaching?
“I do not know if it was the right time. After the title – when we finished third – we started working on the project with Denis. I made no calculations. It would have been foolish not to proceed this way. Either I wrote the book by saying what I felt deep within me, or I did not. This happens more easily if you have confidence in the person. In relationships with journalists, when you are not on guard, there is always this chance when you are with a professional who knows the right thing. We also know that is not to say ‘everything is beautiful everything is pink’, but that would be smart enough to faithfully report the statements. It is surely this very strong relationship with Denis that allowed me to free myself so much.”

Why didn’t you reveal your wages?
“When I quit my career in the early 90s , about 20 years ago, I suffered the blow. I coached AS Corbeil-Essonnes, I worked as a consultant for Canal+, I went back to the shores of the University of Orsay, to earn only the minimum wage with all of this. At the time, I was not more unhappy than now. Only writing allowed me to be clear. I can say that I have not earned more at Lille than at Le Mans, as well as at Le Mans not more than at Dijon. I took the leap little by little, because I got some results at Lille and I arrived in a big European club.”

Are you taking notes for a possible sequel?
“Not exactly, because some time must pass before it happens, if it were ever to happen. But the way in which this book came made me write down more things than before, some memories are too blurred to come to the surface.”

Totti spoke of you as the coach of the future. Do you feel like a revolutionary?
“No. It was a nice compliment by Francesco, it is important to have a positive opinion from my players. It convinces them that the project and the identity of the game can motivate us to achieve results and get satisfaction, it is what a coach always looks for.”

Your character has been built up over the years, gradually hardening…
“I have always had a strong character, in quotes, because my father has always been very strict with me, especially because I was one of his players in the junior category. I’ve always been the youngest of the group, both in the classroom, where I was a year in advance, and in football, where I always played in the higher categories. When you are younger you have to make your own way. I like that things go well, I like healthy relationships. The character has not changed, but maybe I’m a little less naive than in the past.”

Did you change your approach as a coach during the first few months in Rome?
“I do not think so. I found a terrible environment when I got here, a lot of police cars, players got insulted, a disaffection of our fans that I could understand. But a small fringe of pseudo-fans went overstep the respect for the players. I could not trivialize it. As a father, when his family is attacked, he must be the first line of defense. Everywhere I went, I always defended the players, which does not prevent me from saying what I think when we are in our midst, among the four walls of my office or the locker room. No, these months have not changed me. I was happy to see how a group of fearful, intimidated and psychologically shaken players has been able to rebuilt itself through the pleasure of training and taking the field. I think that confidence in life and work is essential to give the best. It’s a pleasure to work with this group. I found similarities with the group that I met in Lille and with whom we experienced so many beautiful moments.”

How does it feel to stand in front of a legend such as Francesco Totti?
“It’s very simple. I knew I was coming to the club of the capital, one of the leading Italian clubs with an icon player, two with Daniele De Rossi, even though Francesco has lived more things. With the experience and the years , you learn to be much more youself and more complete. When you have the opportunity to deal with such a resource… even if he is 37 years old, it is very easy to win something with a legend like Francesco. I also think that the greatest players, including Francesco, are those able to play as simply as possible. They are also the most humble, and do not take advantage of their reputation. He does not want special treatment, he wants you to speak up, to say what you think. In seven months it has been created a real harmony between me and him, a symbiosis. With Francesco a look is enough and we know that we think the same thing. We speak the same language, have the same passion and the same desire to win.”

How do you see your future?
“I honestly do not know what the future holds . I do not know where I’ll be tomorrow. What I want is to stay in Rome and win trophies here, this is the project of the club. The American owners want us to become successful not only in Italy but also in Europe. God knows that it will take time and it will be difficult. This is an ambitious project and as long as it’s like that I’m happy to be here. It is known that a coach can not decide his longevity in a club. You should never say never. I will be back to coach in France by the end of my career? I have no idea. For now, I am so into this Italian adventure, learning the language, discovering Italian football and the Italian way of life, that I did not think even for a moment about returning to France or what happens in the French league or French football in general. Then of course I’m glad that the Blues go to Brazil, I know that the PSG are first in the standings, Monaco trail and Lille are having a good season. And I must say that I like it. You can not spend five years at Lille with two major victories without leaving traces. The first result I look at the weekend is that of Lille, each time hoping they win.”

Is there anything of Italy that surprises you?
“One bad thing is the degradation of the stadium. Juventus have built their own Juventus Stadium, but frankly… the first matchday at Livorno there wasn’t even the scoreboard, it is a thing that I had never seen. Every time I get into a club , there is a running track and a stadium under construction (laughs, ed). It’s pretty funny, it haunts me. In Rome I have a track at the Olimpico and a new stadium project on which the Americans have made progress. Two and a half seasons left. But the stadiums are quite old. They are re-evaluating the laws to allow the club to become owners of their stadiums. This is a necessary step for the Italian clubs, otherwise it gets complicated.”

How can you rest from football?
“I learned to do it. In Dijon, during my first experience as a coach and general manager , I realized that working 24 hours a day has not only advantages. And most importantly, you can lose the freshness and clarity in making effective decisions. You must have time to recover, to do something different, pull the plug and not think about football anymore. In short, have a parallel life. In Lille, it helped me because I counted among my friends Guy Marseguerra who is director of the theater, so I could go to many concerts and theatrical performances. Although it was not often and not for long, however, it allowed me to relax a bit. You must learn how to do it to come back refreshed and ready for your profession.”

Did you have the chance to speak with Series A coaches?
“A little bit. In Italy there is a meeting with captains, coaches and referees as we have in France. The matchday is complicated: apart from the usual compliments that you make before the game, as required by fairness, after the game regardless of the result, it is not so obvious to discuss with coaches. However, I have great respect for coaches, Italians first, because there are excellent ones, and for foreigners. There are a few here in Italy. In addition to Rafa Benitez, there’s Sinisa Mihajlovic at Sampdoria. But unfortunately there is too little time to talk. We should find time to see each other at the beginning of the week, but it is complicated with fixtures, including those teams who play in the Champions League.”

Did you open the two bottles of Romanée-Conti offered from James Pallotta?
“One that same night, and I can already tell you that this wine is incredible! The other is in the basement waiting to be opened at the end of the season, I hope to celebrate the qualification for a European Cup.”

And the Scudetto?
“It does not depend on us. Juve could reach 100 points at the end of the season, so… The target is to continue to win, and why not, if Juve slow down make every effort to catch them. For now, our path is excellent, but it still hasn’t allowed us to win something.”

[Lupa]

Players called up for today's game:

Rome, March 1 2014
ROMA v Inter
AS Roma squad list:
BASTOS
BENATIA
CASTAN
DE ROSSI
DE SANCTIS
DESTRO
DI MARIANO
FLORENZI
GERVINHO
LJAJIC
LOBONT
MAZZITELLI
NAINGGOLAN
PJANIC
RICCI
ROMAGNOLI
SKORUPSKI
STROOTMAN
TADDEI
TOLOI
TOROSIDIS

Forza Roma!

[Lupa]

[quote]03/01/2014
In flight with Montella

The day was a decisive one for the Giallorossi, on the path towards conquering their third Scudetto. On March 4, 2001 Tardelli’s Inter arrived at the Stadio Olimpico; the team that had given Roma their first loss of the season. That afternoon Juventus had claimed a victory at Udinese, moving just 3 points away, with the prospect of playing for the head-to-head match at home. Therefore, winning was an absolute must.

The game immediately started badly, with Vieri zeroing in on a teasing cross from Recoba at the far post to then volley past Antonioli. It was an exceptionally lovely goal, but just two minutes later a free kick from Assunçao flew right through the heart of the Inter box and past Frey, who was tricked by an attempted header from Montella. It was another free kick from the Brazilian that led to the next goal: his effort crashed off the crossbar and fell nicely for Montella, who was the quickest to react and nod his header into the unguarded net to make it 2-1.

But Recoba’s radar was once again up and running as he picked out Vieri with a precise through ball; the center forward raced into the box and beat Antonioli for the second time. Roma went into half-time with their heads down, yet came out of the locker room with a renewed determination that enabled them to play practically the entire half in the opposing half of the field. Totti was running rampant as Capello’s side attacked mercilessly but, for whatever reason, Frey’s goal seemed jinxed.

With only four minutes to go hope seemed lost. Vincent Candela stepped up to take a corner; his long kick seemed almost to overshoot the far post, but Samuel managed to connect for a header, sending the ball back across the face of the goal. There Montella was lurking, near the far post, and he snapped his header home before spreading his arms in his signature goal-scoring celebration. The Olimpico erupted, celebrating the decisive victory earned by their number 9 ‘Aeroplanino’.

The match
March, 4. 2001 – Stadio Olimpico
Roma 3-2 Inter (HT: 2-2)

SCORERS: Vieri 8, Assunçao 10, Montella 27, Vieri 45, Montella 86.

ROMA (3-4-1-2): Antonioli, Zebina, Samuel, Zago, Tommasi, Assunçao, Guigou (Di Francesco 68), Candela, Totti, Montella (Aldair 88), Delvecchio.
Unused subs: Lupatelli, Rinaldi, Mangone, Nakata, Balbo.
Coach: Capello.

INTER (4-4-2): Frey, Cirillo, Blanc, Cordoba, Serena, Brocchi (Jugovic 54), Di Biagio (Farinos 73), J. Zanetti, Dalmat, Vieri, Recoba (Sukur 83).
Unused subs: Ballotta, Gresko, Ferrari, Ferrante.
Coach: Tardelli.

REFEREE: Collina (Viareggio).

Booked: Di Biagio, Delvecchio.
Sent off: Cirillo (2nd yellow card in 90th minute).
Corner kicks: Roma 6, Inter 3
Added time: 2 + 4 minutes.[quote]
http://www.asroma.it/en/news/rewind_roma_v_inter/

[maro]

More evidence for the Prandelli's a hypocritical asshole file:
http://www.forzaroma.info/2014/03/03/i- ... ice/318489

[maro]

http://www.calciomercato.com/news/sampd ... nni-511322

[DCGweez]

http://romanews.eu/it,a125617/Garcia-De ... nnovera-Br

[RomaShield27]

What a shit fucking game to go to.

[RomaShield27]

Also visited the Roma ti Amo exhibition. While I thought it was interesting, I wouldn't classify it as a must-see by any means. It had some good stuff in it but was fairly short. It'd be a nice little museum or record hall to go somewhere in the new stadio but in terms of a stand alone exhibition it was a bit lacking. Found some of the stuff on the old jerseys and logos to be quite interesting.

[DCGweez]

Cool photos Ed. Seems you were quite busy, hope you had fun. Not the best game to go to and obviously it's your fault we dropped points

[RomaShield27]

Walter Sabatini: Title Race Is Not Over For Roma, Daniele De Rossi's Ban Unjustified
/ Friday, 07 March 2014 23:28 / Anthony Wright

Roma sporting director Walter Sabatini spoke to Roma Channel on Friday about a number of topics concerning the Giallorossi, including Daniele De Rossi's 3-match ban for hitting Mauro Icardi, the recent closure of the curve and Miralem Pjanic's contract talks. Here is the full interview:

Were you happy with the contract renewal until 2017?
Very happy, it was a change from my standard habits but it was unavoidable. Pallotta thinks a lot of his management team, he wants it to be cohesive, united and together for a long time. It is part of the project that he has in mind, and I both wanted and needed to listen to it. I would struggle to think of myself being anywhere else. Roma is my final stop, I don't want to think about any other team.

What convinced you about the American project?
Roma is an ongoing project, a daily task, made up of work and a few ideas. Our project has convinced me, and together we are taking it forward for a great club and a great city. Every day we are developing a unique project that impacts on the next day - we want to take this team to really high levels. The objective is then for us to remain at those levels. This is nothing extraordinary - this is the aim of everyone who works in football.

Is this Roma born out of the last two years?
The first two years were labelled as a failure but they helped to introduce ideas that we'd implemented along the way and that we need to keep doing. People only talk about the defeats, and say Baldini was a very negative figure at Roma. I want to tell you the truth about this. It still annoys me greatly when I hear that I'm doing well without Baldini, that Baldini was a fool. He did very important things, he always worked in harmony with me and was responsible for many positive results.

Roma as the anti-Juventus - did you expect this at the start of the season?
Yes, I thought about it. I didn't think that our points total today, after 26 games, would be equivalent to Juventus' points last year with half a hand on the title. I couldn't have said for sure that we would have had a result like that. But I had a feeling that the squad was strong, it wasn't a hope but a solid, concrete thought. I saw these players as a group of people who had met around a table and emptied their pockets, putting everything of theirs at the disposal of the others to unite their qualities.

Is the gap with the Bianconeri justified?
I find everything that happens in football to be just. I could suggest it wasn't, but I consider this [gap] inevitable. They have been more fortunate than us, but we have to recognise their merits. The league is still ongoing though. We want to defend second place, but while defending it we will also attack first place. We want to do everything we can - the players, the coach, everyone. We're certain that it's not over yet.

Some refereeing decisions have been debated. What are your thoughts on that?
On Sunday night after watching everything, some regrets do materialise. When I spoke of fortune, I wasn't talking about a supernatural fortune, I was alluding to some decisions that could have been made, but I won't go into a debate that is dragging on. We just have to win our games with our resources, and hope that the others slow down a bit.

De Rossi's suspension?
There is no crime, that's my thought. What Daniele did, I think, was just tactical excess - it was a counter measure in a crowded penalty area where he was trying to neutralise his opponent. He did it too vivaciously but he didn't punch the opponent, he tried to make him lose his position. There was no malice in it, I would call it cunning. Daniele's act was an excessive one but it wasn't a punch. It wasn't given, if it was [a punch] there would have been a sweeping motion with the arm - no one saw it because there wasn't one. The referee saw people grappling, he may have thought that something was happening there but he couldn't see a punch because there wasn't one. The result of it is excessive, and I'm disappointed by it. Television determines thoughts and decisions - today we're in their service but the first condemnation of the player came from there. They raised the issue, provoking the video evidence trial. For me that's not right because the referee was watching - video evidence should be called upon when the referee definitely hasn't seen something. He was also punished by the national team coach who said he was the judge of the situation. Then the third judiciaries were the Giudice Sportivo when everything had already been decided. I'm not happy at all with this incident. I never think about conspiracies, I believe in clean football and I'm open in my thoughts but I think Roma have become the model for punishments and exemplary sentences. It seems an odd thing to me that football is being educated through Roma. Neither the club nor the city deserve this treatment.

Prandelli's 'code of ethics' cost him his place in the national team.
I've already referred to that. First the TV channels, then the national team coach denounced the player. I think it would have been better to call him up, he could have implemented this code of ethics later in the next game after things had been decided. As he didn't call him up before the penalty had been determined, it's an admission that there must have been something so it's clear that a suspension was inevitable.

The closure of the curve, that was a technical and economic blow.
Football belongs to the people, not to the ones who do it but the ones who enjoy it, the ones who go to watch it, who listen to it. If you take away this element, you destroy football, you kill it. I think it was a paradox that came about just on time because paradoxes occur frequently when Roma are involved. We appealed against something that was rejected by the High Court, who agreed to review the rules, but still Roma pay the penalty. I think it's damaging to football in a broad sense, not just for Roma. Roma's games, as a result of the season that we're having, are being shown around the world and are offering a comparatively depressing spectacle because of a very, very debatable law.

Rudi Garcia, tell us about that choice.
I've always followed him. When I see a team play well I normally ask who the coach is, it makes me curious. The talk about Garcia started from a long way away at Le Mans. He was one of the candidates, among 5 or 6 that we had in mind. He came forward with his ideas, the right ones, and the right words. He adapted quickly, he bridged the gaps quickly and after 10 days he had a press conference where he spoke like great coach. He plays a very simple football - he trains seriously but simply. The players are all at ease with him, he instils calmness, togetherness, strength. He has extraordinary qualities and we're happy to have brought him to Italy and to Rome.

What has given you the biggest satisfaction this season?
I've been impressed with the cohesion and the pride of the team. The team is strong when it wants to be strong. A team should be aware of its strengths and recognise them, then it can act on them and take them out onto the pitch. I'm proud of the fact that the coach has implemented a real collective spirit and that the players want to believe in themselves. Roma's strength is in its self-confidence and the trust between the players. This helps to build understandings on the pitch. That's what I'm proud of, I don't want to talk about individuals - all the guys are doing very well.

Did you expect the difficulties Lamela is having?
I love my team, something which brought Rudi Garcia to coach Roma. He also said this when I asked him what rapport he wanted to create with the team. I don't fall in love with players. When I watch a game I don't just look at the result, I watch the players' performances - I live it from 360 degrees. My players are always the best ones. I want them all to express themselves fully, to show their quality every time. It's difficult for this to happen, but my hopes have often been realised by this Roma. As for Erik, he is a phenomenal player, he came to Rome at a very young age with a swollen ankle and immediately came into a difficult situation. The second year he exploded into life, which is also thanks to who coached him. Zeman brought him into in a precise tactical setup, he wanted to teach him some movements and he did important things for him. It was hard for us to sell him, but we made our choices. It was difficult for me, for all of us. I think his problems in London depend a lot on his difficulties in communicating with everyone else straight away. I watched him play one game and he was playing another type of football altogether; he didn't understand the team and the team didn't understand him. He has also had a couple of injuries, but he has plenty of time to establish himself.

Will Roma still change a lot?
Some signings will be made, but not a lot will change. This will be the squad that will be playing in the seasons to come. Some additions need to be made, but we're hoping that our margin for error is very low. As for not selling, every team in Europe has to buy and sell players and Roma will also continue to do that. Last year we went a bit further but we had to make those choices, which were significant from a technical point of view but also brought in a lot of money. Anyway, we're talking on the eve of the biggest game of the season and the players need to raise themselves for the game and for the ones that remain.

What is Pjanic's situation?
We're discussing a contract renewal with Miralem, his agent and his family. It's a difficult situation that we're facing, but I think we'll conclude it successfully. As for a swap, they are all journalistic inventions. I don't have the slightest thought about putting Pjanic on the market to get someone in exchange. He needs to stay at Roma. When that situation changes, he'll be put on the market differently - certainly not as a bargaining chip for someone in exchange. But let me be clear, he will stay a Roma player.

What does Mattia Destro represent for Roma?
He represents an important investment, he is a very strong player. Not even he knows what he can be yet. He needs to stop certain things he does on the pitch, but when he achieves that we'll be talking about one of the top European forwards. He has to smooth some of the rough edges of his character that occasionally make him behave in the wrong way. But the options that he is able to provide in the penalty area are of the very top level.

How much will Roma have to change to cope with the Champions League?
Signings will be made for Roma, cover for some positions will arrive. We do need a few extra people to do well in a third competition. We're quite well advanced already, there is a core that is being created which the football world is starting to talk about, and we are working to correct the weaknesses that we have. If someone asked me who I would take out and who I would put in, I would struggle. Of course there are obvious choices, anyone would choose Messi. But of the realistic signings that I think I could make to replace one of ours, I would struggle. I'm very jealous of my players - I get disappointed and angry when they are treated badly, without reason, such as when they are destroyed by ratings which don't reflect what happened on the pitch. I've seen after games that we've won where the average rating of the team that has lost is higher than our rating even though we've won. Sometimes the players do lose heart, not from the performance but from the idea of the performance that they've put in - for instance sometimes they're called lazy, but from the statistics I have, such as distance run or speed, I can see that they've had excellent games.

Are you protective about your ideas on Dodo?
He's a very good player, I don't care what other people say. I don't see all these failings in his defensive work, he's fantastic, you just have to see him play. He started out injured, but he got going again. There hasn't been the generosity towards him that he would help to support him and support the talent that needs to come out - talent is always at risk. I have spoken before to Ljajic's agent that he needs to take risks - Adem is a player who has to take risks, if he doesn't then he will be mediocre because he is a pure talent. He is a Roma player. I would like there to be more generosity towards Roma players - not so that I can be vindicated but for Roma. I am a true Romanista - I want my career to be here and to end by winning here. But when the players are treated as they are? Sometimes there is no pride, the pride of cherishing - there needs to be more pride in cherishing talent. There's a critical sense in Rome, sometimes it's exaggerated: Rome must defend its own talent, Rome must defend Roma - otherwise it will never be strong. One example - when there were excessive reactions to a bad result that we had, all the directors were attacked. The criticisms were absolutely plausible and we needed to listen to them, but when directors are being offended and insulted, how can [the people criticising] presume that they could be the representatives of an international entity? I'm not pleading anyone's case here, I'm criticising a way of being, of thinking. I will always do that. To be strong, Roma doesn't need consensus but it does need fair criticism.

How satisfying is it to discover talent?
Ferguson discovered many talents, he beat me for one a few years ago and I don't lose them easily. It's a huge emotion though, powerful, very strong. The knowledge that you've done something for your club, your team, by seeing a player who is imposing himself. I'm incredibly happy, ecstatic, as a result of Alessio Romagnoli's performances. It means a lot to us that Roman people can be part of the journey that Roma are on. It's a joy, something to be proud of.

Who has been the purchase of Sabatini's career?
There have been a lot. For me, football is a constantly moving hope, a dynamic hope. When I think of players I never do it in a static way, but in a progressive way. It's a daily challenge - football is what has made life bearable. As a human being I was rather on the margins, football brought me into life - I live through football. There are good people here - that's what I would say about Rome, which is often talked about in a derogatory way. There is great professionalism here and human, intellectual and cultural talent of a high order here. Roma can keep moving forward for a long time - I believe that. There are people here who will make themselves completely available to you and talk to you 24 hours a day, and that needs to remain the same.

Who will win the World Cup?
Apart from Italy, the suspensions made by our coach notwithstanding, I would say Brazil. I don't want the tragedy of 1950 to repeat itself when one former Roma player [Alcides Ghiggia] made a whole nation cry. Schiaffino was playing in that team. Roma have had really great players - there's a signed photo of Schiaffino in the museum. Brazil have to win it, that way everyone will be happy. I think Belgium also have a chance - if they go into it with the right mentality, if they don't succumb to the pressure, they could be the surprise of the tournament. Bosnia also deserve a lot - I'd be happy if they went far. They need a bit of vindication.

Among Pallotta's projects, is one of them to get you to quit smoking?
I've already aborted that idea, Pallotta knows. It's something he won't be able to succeed at. It would be easier for us to win the title and reach the final of the Champions League...

[DCGweez]

Just saw two reports that Strootman is done for the season and WC with Cruciate Ligament tear.

[maro]

So it seems, alas. That was what it looked like at the time - it was a classic Aussie Rules leg injury (a twisting) rather than a football (contact-related) one. I've seen more of those on a footy pitch than I should like to have done.

[DCGweez]

Yup they happen on the Gridiron all the time. The bad part is that although these players come back after 9 months they often aren't themselves for an additional season after. I suspect Strootman will be back to his best for the 15/16 season. A crushing blow.

[maro]

If he is ever back to his best.

[DCGweez]

[Italiamia]

I love the way Sabatini is being lauded as a great genius. He gets a new contract until 2017 and suddenly he thinks he is the transfer guru of the 21st century. I'm not impressed. Sure, some of the players Roma signed have done well and the team has performed better than I expected. Serie A is not the strongest league, obviously. For a rubentus team to accumulate this many points, putting aside that they have stolen a number of game like the thieves that they are, is embarrassing. But this team needs much more. My sense is that Napoli will finish second so there is more work to do if this club is to win anything.